Cattedrale di Perugia dedicata a S. Lorenzo,
diacono martirizzato a Roma nel 258

Secondo la tradizione, fu martorizzato a fuoco lento su una graticola

 

La Cattedrale è inserita in un complesso architettonico che, nel suo insieme, dal punto di vista urbanistico, si definisce “isola di S. Lorenzo”, o anche “castello di S. Lorenzo”.

Comprende la Chiesa, la loggia di Braccio Fortebraccio, grande capitano di ventura e signore di Perugia (1423), la massiccia mole del vecchio seminario, che fu uno dei primi dopo il concilio di Trento, le abitazioni dei canonici (la “canonica”), collocate su un triplice chiostro, aperto su un cortile, a sua volta, cinto, su tre lati, da un portico tardo-rinascimentale. In questi ed altri spazi, risalenti al XIII secolo, oggi solo parzialmente utilizzati, sono stati celebrati cinque conclavi (Onorio III, 1216, Clemente IV, 1265, Onorio IV, 1285, Celestino V, 1294, e Clemente V, 1305). Alcuni Papi hanno soggiornato per periodi vari in Perugia, trovandovi anche la morte (Innocenzo III, Urbano IV, Martino IV). Un monumento di recente fattura li ricorda all’interno della cattedrale, nel transetto di destra.

IMG_2297okkkLa Cattedrale, con la facciata meridionale, fa da sfondo alla “Piazza maggiore”, oggi piazza IV novembre, che raccoglie in uno stesso spazio, al tempo stesso funzionale e simbolico, i palazzi del potere civile ed ecclesiastico; la celebre fontana (“fontana maggiore”), dovuta al genio artistico di Nicola e Giovanni Pisano (1287), mentre ne sottolinea il legame, celebra, insieme all’universo culturale dell’età comunale, la storia civile e religiosa della città.

Una prima chiesa sorse a partire dal sec IX sopra l’antico foro della città etrusco-romana – oggi in parte visibile nel percorso archeologico -, riedificata, poi tra l’XI e il XII sec, per accogliere le spoglie del santo vescovo Ercolano, il “defensor civitatis”, martirizzato al tempo dell’assedio di Totila, durante la guerra goto-bizzantina (VI secolo). Nel 1300 si decise di ampliare la chiesa, affidando il progetto al monaco silvestrino frà Bevignate, già soprintendente alla costruzione della Fontana maggiore. Frà Bevignate concepì un edificio, poggiante su un podio sopraelevato rispetto alla strada. Tra la progettazione e il compimento dell’opera passa un tempo considerevole, quasi due secoli. Il duomo può dirsi ultimato nel 1487, anche se i grandi lavori terminano solo nel 1507, e, a tutt’oggi, si può definire opera incompiuta – ne sono segni evidenti le facciate esterne, che restano allo stato grezzo, eccetto quella meridionale, rivestita parzialmente con formelle in pietra bianco-rosa di Assisi. Il risultato finale è una costruzione dalle semplici linee architettoniche, di arioso impianto spaziale, secondo la tipologia germanica dell’Allenkirche del gotico maturo. “Chiesa a sala”, con volte a crociera ripartite in tre navate di medesima altezza (24,90 m), ma di differente larghezza (la centrale è il doppio delle laterali), scandite da dieci pilastri ottagonali.

Nella seconda metà dell’ottocento, per volontà del Card. Gioacchino Pecci, allora vescovo di Perugia (1846-1878) e futuro pontefice con il nome di Leone XIII, grandi lavori dettero alla cattedrale un aspetto neogotico, caro alla cultura neoromantica del tempo. Assetto giunto ai nostri giorni, con poche modifiche, quali l’allungamento del presbiterio e il nuovo altare marmoreo, secondo le esigenze della riforma liturgica del Vaticano II. Al tempo del vescovo Pecci fù rinnovata anche la pavimentazione, con marmi pregiati, policromi, di diversa provenienza.

La lentezza della vicenda costruttiva è riflessa nella scarsità di opere d’arte per i secoli XIV e i primi del XV. Dei periodi successivi, di particolare interesse, anche storiografico, è il gonfalone di Berto di Giovanni (1526), che raffigura il profilo della città prima della costruzione della rocca paolina (1540). Opere significative sono il martirio di s. Sebastiano di Orazio Alfani (1576), la lapidazione di S. Stefano di Giovanni Baglione (1608), e, soprattutto, la deposizione dalla Croce dipinta da Federico Barocci nel 1569, secondo i canoni dettati dalla Controriforma. Si tratta di una delle più importanti testimonianze della pittura europea del 500. Alla stessa ispirazione risponde la monumentale tela della Madonna tra i patroni della città e i santi Agostino, Francesco e Domenico, di Giovanni Antonio Scaramuccia (1616).

Molto suggestiva è la decorazione della sagrestia grande, realizzata da Giovanni Antonio Pandolfi da Pesaro, (1573-76). Le volte e le pareti della sacrestia, con uno stile che ebbe i propri modelli di riferimento nell’opera di Michelangelo e nella grottesca antico-romana, raccontano la storia di S. Lorenzo, con rinvii alla storia sacra, ad episodi e figure dell’Antico Testamento, per celebrare infine le grandi figure dei vescovi all’origine della chiesa locale, S. Costanzo e s. Ercolano, contornati dai grandi maestri della chiesa universale (Gregorio, Ambrogio, Agostino, Girolamo).

Tra la fine del 700 e gli inizi dell’800 furono affrescate anche le volte dell’intera cattedrale, mentre le colonne e i pilastri vennero decorati a finto marmo. Nella vasta opera decorativa furono impegnati i più affermati pittori della locale Accademia di belle Arti (Francesco Appiani, Vincenzo Monotti, Valentino Carattoli..).

Al XX secolo appartengono alcune vetrate in elegante stile liberty dell’epoca umbertina-giolittiana, realizzate dallo studio laboratorio Moretti-Caselli. Il nuovo millennio si inaugura con una vetrata, opera di Nello Palloni, sacerdote-artista di Perugia, dedicata al grande giubileo del 2000, e una porta bronzea, la “porta santa”, con altorilievi dello scultore Artemio Giovagnoni.

fotografia: Paolo Ficola

fotografia: Paolo Ficola